Con un pizzico di soavità e un po’ di dramma Cremonesi e l’orchestra Beethoven hanno ottenuto, nell’Ouverture in stile italiano di Schubert, una miscela di grande leggerezza “alla Rossini” e di estrema profondità “alla Schubert”. Di diverso impatto era per sua natura la grande sinfonia in do maggiore. Quella che Schumann apostrofò come una composizione dalla “lunghezza paradisiaca”, nell’interpretazione di Cremonesi si rivela essere sorprendentemente breve. Il primo movimento è stato eseguito con una tavolozza sonora asciutta e snella, senza mai lasciar cadere la tensione, l’Andante con moto era reso con brio e incisività, lo Scherzo era arioso e delicato, con una grazia danzante. La musica di Schubert ha vibrato con eleganza leggera, suonando rilassata e fresca poiché possedeva in ogni secondo, nonostante la densità di significati, un fantastico slancio. Cremonesi ha spinto ininterrottamente, ma con sensibilità, l’orchestra attraverso la composizione, alla costante ricerca non di una sonorità “massiccia”, quanto piuttosto di una sonorità snella, filigranata, variamente articolata, cosa che l’orchestra Beethoven ha costantemente e abilmente realizzato.
[General-Anzeiger]